Marzo 2005

Valencia è la patria della paella, ma noi non siamo lì solo per quello. Nisca, Pippo, Beppe e il Cianciu (alla sua prima uscita straniera con la piazzetta) vanno per “Las Fallas”!

Innanzitutto è una festa dove ogni quartiere della città costruisce la sua statua gigante di cartapesta; poi si svolge un concorso per quella più bella, e infine l’ultimo giorno tutte le opere vengono bruciate!

La festa ha origini religiose, e tutta la città in processione sfila per tre giorni per portare fiori alla statua della “Virgen de los Desamparados”, che viene completamente ricoperta di fiori. Ma nella tradizione si inserisce il moderno e come per magia sacro e profano si mischiano…

Le donne e le bambine sono tutte vestite con gli abiti tradizionali e acconciature elaboratissime. Le loro sfilate sono bellissime da vedersi, ma i pifferai che le accompagnano sono veramente insopportabili.

Il giorno è dedicato alla tradizione, mentre la notte, nella migliore tradizione spagnola, si scatena la festa. Il ritrovo è al Barrio del Carmen.

E’ musica all’aperto, complice il clima già mite in marzo a quelle latitudini. I nostri amici per una sera si prestano alle nostre numerose foto, e rappresentano la parte della Spagna con cui abbiamo socializzato. Purtroppo mancano le foto dei niños con cui abbiamo litigato, e della quasi rissa che ero riuscito a intavolare…

Il giorno non offre troppe attività goderecce e quindi fuggiamo dalle interminabili sfilate in costume rifugiandci nel nuovissimo quartiere progettato da Calatrava: la Ciudad de las Artes y de las Ciencias.

In centro nella piazza dell’ayuntamiento, con il municipio e il palazzo delle poste, a vigilare a mezzodì assistiamo alla mascletàs, in cui petardi grossi come bombe vengono fatti esplodere dai migliori artisti di fuochi artificiali.

Scegliere il locale in cui cenare non è facile e non sempre ci azzecchiamo: questa sera abbiamo scelto un locale un po’ particolare. La fuga ormai era impossibile, ma ci sarebbe voluto Lino Banfi con il suo stornello: “Benvenuti a ‘sti frocioni…”
Quindi cena a chiappe strette e simpatica incursione del vicino di tavola nelle nostre riprese. “Bene…”

Le giornate e le serate scivolano via veloci fino alla notte di San Giuseppe in cui vengono bruciate tutte le statue (la Crema). Anche Pippo accende il suo cero.

Stanchi ma contenti siamo pronti a far rientro alla base. Ma prima una visita al Mestalla!